Pala di San Cassiano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Pala di San Cassiano
AutoreAntonello da Messina
Data1475-76
Tecnicaolio su tavola
Dimensioni115×133,6 cm
UbicazioneKunsthistorisches Museum, Vienna
Ricostruzione della pala

La Pala di San Cassiano è un dipinto olio su tavola (115x63 cm pannello centrale, 55,5x35 pannello sinistro e 56,8x35,6 pannello destro) di Antonello da Messina, datata 1475-1476 e conservata nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. La pala, sebbene gravemente mutilata, fu un vero e proprio spartiacque nella pittura veneta del Quattrocento tra vecchio e nuovo, introducendo alcune caratteristiche che divennero costanti nella produzione successiva.

Il nome della pala deriva dalla chiesa veneziana di San Cassiano a cui era originariamente destinata. Venne commissionata dall'armatore veneziano Pietro Bon (il maggior committente di Antonello da Messina in quegli anni[1]) ed ebbe un dirompente successo tra i colleghi veneti, sia per l'uso, fino ad allora piuttosto inconsueto, dei colori a olio, sia per l'innovativa composizione.

Descrizione e stile

[modifica | modifica wikitesto]

Della grande pala d'altare, una Sacra conversazione, restano oggi solo la Vergine sul trono rialzato e quattro santi a mezzo busto: san Nicola di Bari, santa Maria Maddalena, sant'Orsola e san Domenico.[2] In origine ve ne erano quattro per parte, tra cui san Giorgio e san Sebastiano.

Derivata pare da un'altra pala d'altare di Giovanni Bellini nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo (perduta, ma nota da un'incisione di Francesco Zanotto), l'opera era caratterizzata da un maggior respiro compositivo, calibrato con grande cura, con i santi meno serrati e disposti a semicerchio attorno all'alto seggio della Vergine, inserito a sua volta in una sobria ambientazione architettonica. Si creava così un andamento di tipo piramidale in cui le figure appaiono perfettamente a loro agio con grande naturalezza. La novità più stupefacente era data però dagli effetti atmosferici creati dalla luce, che unificano l'opera con toni caldi e rendono più naturale la rappresentazione: il lume dorato inonda le figure, restituendo con scioltezza i vari dettagli e i rapporti spaziali tra le figure.

Accanto a una sintesi geometrica di alcuni brani, come il corpo della Vergine, si incontrano virtuosismi prospettici, come il volto della Vergine e il libro con tre palle d'oro retto da san Nicola (allusione all'episodio in cui le regalò a tre fanciulle povere perché avessero la dote per maritarsi), e si sposano inoltre con sottigliezze ottiche della pittura fiamminga.

  1. ^ Mauro Lucco, Antonello da Messina. L'opera completa, 2006, p. 170.
  2. ^ L. Colombo, A. Dionisio, N. Onida, G. Savarese, Opera, arte e patrimonio nel territorio, a cura di S. De Cristofaro, A. Favilli, C. Martinelli, volume 2, dal Tardogotico al Rococò, Milano, Rizzoli, 2019, pp. 68-69.
  • Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999. ISBN 88-451-7212-0
  • L. Colombo, A. Dionisio, N. Onida, G. Savarese, Opera, arte e patrimonio nel territorio, a cura di S. De Cristofaro, A. Favilli, C. Martinelli, volume 2, dal Tardogotico al Rococò, Rizzoli, Milano, 2019.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Arte: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di arte